Il fantasma dell’EXPO
Lettera a Matteo Renzi
in premessa rammento che Matteo Renzi rappresenta per me l’incarnazione del personaggio “Stefano” ideato nel 2005 mio libro “Accadde nel 2025” pubblicato nel 2010 di cui gli inviai copia e ricevetti un caro e gradito ringraziamento. Da allora lego tutte le sue News che mi invia mensilmente e le diffondo sul mio blog sul sito www.aruotalibera.net del Circolo Culturale Multivacanze a ruota libera da me fondato.
Caro Presidente,
qualche giorno fa sono stato all’Expo di Milano e, come sostenitore delle tue idee (d’altronde quasi la fotocopia di quelle del mio protagonista letterario “Stefano”) mi sono sentito in dovere di scrivere le considerazioni che seguono etichettandole come quelle di un “gufo amico” . Questo è il primo punto: vorrei che tu distinguessi tra i “gufi” avversari per interessi personali o principi sbagliati e quelli, come me, che ti criticano sperando di essere ascoltati nel cercare di correggere alcuni tuoi errori, fatti casomai per i troppi impegni e/o per lanciare messaggi semplici a gente che poco capisce ma costituisce comunque una maggioranza importante in democrazia.
Io sono uscito tanti anni fa da quella vecchia “buona scuola” che tu affermi di voler rifondare, quella che ci insegnava la critica costruttiva e lungimirante e non quella attuale miopie e strumentale, imposta dai furbi e dagli approfittatori d’oggi.
Dico subito che l’Expo è stato, a mio giudizio, una grande occasione persa sul piano culturale e organizzativo. Veniamo ai punti critici.
Inizio col dire che è stato impossibile mettermi in preventivo contatto telefonico o via e-mail per ottenere informazioni. Quando riuscivo a farmi rispondere dal disco che mi chiedeva di scegliere la lingua, una volta scelta, la conversazione finiva lì. Non parliamo poi della possibilità di prenotazione delle visite: inesistente! Praticamente ho perso una mezza giornata, una delle tante a cui oramai la burocrazia nazionale ci ha abituato da decenni senza che alcuno, a livello politico-decisionale, abbia mai potuto fare nulla per rendere efficiente il servizio pubblico super pagato dai contribuenti. Attraverso Internet sono solo riuscito a selezionare gli stand che sembravano i più interessanti da visitare (l’Italia, il Giappone, la Svizzera,l’Azerbaijan, gli Emirati Arabi,il Kazakistan, la Germania ).
Sono stato costretto quindi a partire “alla ventura” sperando che la scelta di un giorno infrasettimanale diverso dal sabato e la domenica mi permettesse di vedere qualcosa ma , appena arrivato alle 11 da Roma, ho avuto la visione di file fino ad un centinaia di metri per accedere agli stand, con tempi d’attesa previsti da un minimo di un’ora ad un massimo di sei ore. Le file mi hanno dato conferma che gli stand da me selezionati erano evidentemente i più interessanti. Arrivato,mi sono quindi trovato di fronte alla scelta tra il fare un paio di file per vedere un paio di stand selezionati e basta o di scegliere altri stand con minori attrazioni. Non ritenendo possibile,oltretutto per il caldo, di stare fermo in piedi per tutta la giornata,ho optato per la seconda soluzione sperando che in serata le file si fossero ridotte. Così non è però stato perché, anzi, in serata le file sono aumentate dato che sono entrati i visitatori a biglietto pagato soli 5 € contro i 40 € base della mattina .
La prima impressione è quindi stata che l’afflusso di visitatori sia stato altissimo (proprio come affermato da Renzi vantando il successo dell’iniziativa) ma tale ipotesi era in contrasto con quello che avevo sentito in televisione e cioè che non era stato raggiunto ancora il pareggio economico. La spiegazione dipendeva ovviamente o dal fatto che l’investimento per l’opera era stato eccessivo o che a molti dei visitatori erano stati dati biglietti omaggio o avevano pagato un prezzo super scontato fino al 90% dell’ufficiale. Sta di fatto che chi , come me, aveva pagato 200 € (viaggio compreso) per vedere l’Expo venendo da Roma , non ha visto un bel niente ! Quindi, per fare un paragone, ho vissuto la solita fregatura all’italiana: chi paga tutto regolarmente (anche le tasse) ha meno servizi rispetto ai furbi o amici degli amici, che non pagano !
La seconda impressione, anch’essa negativa,riguarda l’impostazione molto “scenografica” ma assai poco culturale dell’iniziativa. Gli stand da me visitati, forse perché di II classe con file di solo una mezz’ora, facevano infatti pubblicità ai loro prodotti ma nulla dicevano sul tema della manifestazione che sarebbe dovuto essere il problema “fame nel Mondo” e come combattere il fenomeno degli sprechi. Data la loro importanza, ben superiore a quella data di “festa paesana internazionale”,sarebbe stato molto opportuno trattare i temi economici-educativi a livello centralizzato in multisale attrezzate in varie lingue di numero e modalità di accesso tali da evitare le file.
Le file, il dramma dell’EXPO ( e non solo) , sono figlie, oramai si sa,della disorganizzazione tipicamente italiana. Possibile che al tanto pubblicizzato e acclamato commissario dell’Expo non sia venuto in mente di usare un paio di formule ultra note per evitare dette file assolutamente insopportabili fino al punto di far rinunziare ai visitatori di accedere agli stand? Bastava attivare e non solo pubblicizzare le inesistenti prenotazioni telefoniche o dare in loco un numeretto con l’orario, senza costringere la gente a stare in fila , sotto il sole a 38 gradi, per molte ore. Se sapevo di non poter vedere nulla, neppure in un giorno feriale, non ci sarei andato anche perché facevo parte con mia moglie della categoria paganti a prezzo pieno (400 €) non raccomandato. Con il sistema del numeretto da prendere (come si fa in qualsiasi esercizio del Mondo e persino in Italia) avrei potuto evitare di stare in piedi per ore ed ore e sarei comunque riuscito a vedere almeno tre o quattro stand principali, anche senza l’ambita impossibile prenotazione. Non parliamo poi delle indicazioni sulle piantine che richiedevano una lente d’ingrandimento anche a chi aveva una vista da 10/10 e delle indicazioni stradali interne poco chiare e scritte in piccolo (vecchio vizietto stradale italiano).
Si pensi poi che per vedere persino l’ultimo spettacolo di luci ed acqua, quello dell’albero della vita, una brutta copia di quelli di Las Vegas, è stato necessario sedersi su scomodissime gradinate almeno tre ore prima senza potersi alzare neppure per andare al bagno,per non perdere il posto.
Vantaggi della manifestazione forse ci sono stati solo per gli alberghi mentre i tassisti sono a dir poco infuriati, come i pochi paganti i biglietti a prezzo pieno. L’importante, mi sembra, era far numero, indipendentemente dai disagi e dai contenuti.
In pratica l’EXPO è stato un successo solo per i Capi di Stato e per i raccomandati “amici degli amici” che non hanno fatto le file. E’ stata solo pubblicità politica basata sui numeri dei visitatori e non sull’interesse dei temi trattati , perdendo una grande occasione di stimolare meditazione sui temi che dovevano essere trattati .
Concludo fortemente rattristato dalla quantità di poveri italiani visti per terra a chiedere l’elemosina nella centralissima ed elegante Milano . Ho visto un’anziana signora raccogliere delle monetine gettate dai turisti nella fontana di piazza San Babila . MI ha colpito un distinto signore italiano ben vestito , dell’età di circa 60 anni, seduto per terra che esponeva un cartello ove era scritto “ è bello sentirsi dire che hai una salute buona ad una certa età ma quando non hai più lavoro la tua vita è finita”. Mi sono ricordato di aver sentito che i poveri d’Italia, senza considerare la componente immigrazione,sono passati da poco più di un milione ad oltre 4 milioni.
Io credo che non ci possiamo permettere che un’EXPO , che costa così tanti soldi , non affronti il problema della povertà e della fame nel Mondo. Pensa al finale del mio libro.
Il tuo “gufo amico” Andrea.
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