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Politica: commento 2 a salviamo il Paese

Caro Andrea,
incontrarci a cena, fare vacanze o viaggi insieme è sempre un piacere, così come ricevere le tue e-missive. Non c’è suspense sull’argomento perché è noto ciò che ti sta a cuore, ma apro la lettera sapendo che troverò interessanti spunti di confronto e spesso di conforto. Ci accomuna, infatti, un’anima patriottica, aggettivo che sa di vecchio, me ne rendo conto, ma così è: quando passo davanti al Quirinale e vedo sventolare le bandiere italiana ed europea mi sento davvero a casa mia (domus amica domus optima) e immagino che il nostro Presidente stia lavorando con cuore paterno al bene degli italiani. Penso anche a quanto sacrificio ci sia nel vento di quelle bandiere, dal Risorgimento, alle guerre mondiali, alla Costituzione, dove sono descritti in pochi articoli tutti i nostri diritti. Per l’art. 1,” l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, ci fu uno scontro fra Democrazia Cristiana e PCI in quanto De Gasperi si batteva perché fosse” fondata sul lavoro”, Togliatti perché fosse “fondata sui lavoratori”. Nelle parole prevalse l’orientamento democristiano ma nei fatti i due grandi partiti si accordarono con un patto scellerato di tipo statalistico per convergenze clientelari, elettoralistiche ed ideologiche che condusse a dividere il mondo del lavoro in due tronconi: quello privato in cui il merito si è sforzato di autosalvaguardarsi e quello pubblico in cui il merito è stato quasi completamente abolito. L’abbattimento del merito è secondo me la madre di tutti i mali moderni del nostro Paese: assunzioni a go-go nella pubblica amministrazione sempre più governate dal potere politico infiltratosi quasi fino a livello condominiale ( Camera, Senato, Regioni, Province, Comuni, Circoscrizioni), proliferare di leggi e leggine con gravame crescente di burocrazia per i cittadini sempre più incerti, sfiduciati e bisognosi di guida nel dedalo amministrativo e, per questo, assimilabili a sudditi. Chiunque desideri svolgere un’attività lavorativa, partecipare ad un concorso, iscrivere i figli a Scuola, ma anche per atti meno importanti , la prima cosa che pensa è: “chi conosco nel settore che mi può aiutare?” Non c’è dubbio, abbiamo sviluppato un connotato di tipo mafioso.
Il mondo del lavoro privato, laddove il criterio meritocratico è stato rispettato, ha prodotto grandi e celebrate aziende , laddove ha privatizzato gli utili e socializzato le perdite (patto Agnelli- Lama) ha goduto privilegi doganali finchè ha potuto, poi, con la connivenza di tanta stampa, ha dato ad intendere che le automobili non si vendevano per colpa degli operai. Molti imprenditori hanno lavorato con passione ed onestà, messe via via a dura prova da inutili e crescenti incombenze amministrative e dalla sleale concorrenza che molti altri imprenditori, anche per le inefficienze dei controlli pubblici, potevano realizzare evadendo o eludendo il fisco. I giornalisti non spiegano alla gente la differenza tra l’evasione del delinquente e quella di chi evade per sopravvivere, partecipano con colpevole zelo al giochino che contrappone la banda degli onesti -i lavoratori dipendenti che non sfuggono alle tasse- alla banda degli autonomi che guadagnano quello che vogliono con tanti saluti fiscali. Quando lavoratori dipendenti non ricevono lo stipendio per qualche mese partono sacrosanti servizi giornalistici ma nessuno spiega che ci sono imprenditori che falliscono perché gli enti pubblici pagano i servizi prestati con ritardi iperbolici che, finora, non hanno nemmeno fruito della compensazione fiscale. So di trovare in te un convinto assertore dell’elogio del merito, so di giocare in casa, per questo rispondo alla doppia convocazione di amante della Patria e di medico internista, con una proposta per ridurre l’affollamento dei Pronti Soccorsi: cambiare il contratto dei Medici di Medicina generale. L’attuale è un esempio resistente di comunismo reale. I laureati in Medicina attualmente possono far parte della convenzione solo dopo anni dalla Laurea, in base ad una graduatoria complessa e gremita poiché il numero dei Medici convenzionati è chiuso. Detti medici sono retribuiti a quota capitaria, cioè percepiscono una cifra mensile per ogni assistito che li sceglie, indipendentemente che l’assistito sia o no visitato in quel mese. Se il medico è dligente nel prendere in carico il paziente , si aggiorna, ha uno studio dignitoso, personale dipendente la cifra forfettaria è irrisoria, se è svogliato, superficiale, si limita a scrivere o a firmare le ricette, la retribuzione è più che troppa così
come il discredito che getta sulla categioria. E’ anche questo un sistema che mortifica il merito. Penso che una maggiore faciltazione alla convenzione e, soprattutto, l’abolizione della quota capitaria con stipendio collegato al lavoro effettivamente svolto, con partecipazione in solido del paziente ad ogni visita in misura proporzionata al reddito, con fasce di esenzione anche per patologia, renderebbe i medici più aderenti agli obblighi professionali, meno “impiegati”, ed i pazienti molto più seguiti e fiduciosi.
Le tue proposte sul salvataggio dell’Italia sono condivisibili, anche se non vedo come si possano votare i meritevoli se prima non si toglie ai partiti la facoltà di candidare solo quelli scelti dai gruppi dirigenti.
Un abbraccio e a presto Gianni.


 

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