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Pubblica amministrazione: caccia all'evasore

Dal primo ottobre, non c' è presunzione di innocenza che tenga per il Fisco. Il «titolo di debito» - per (supposta) evasione delle imposte sui redditi, Iva, Irap - è subito esecutivo; basta l' avviso di mora. Una legge del ministero delle Finanze assegna all' Agenzia incaricata della riscossione poteri mai visti nella storia repubblicana. No all' istruzione di una cartella esattoriale, no a un processo amministrativo che dica chi ha ragione: il Fisco o il cittadino. Se, entro sessanta giorni dall' avviso, il contribuente ritenuto infedele non versa l' intera somma dovuta o ricorre, pagandone un terzo, scatta una serie di misure di varia natura graduate a seconda che ci sia o meno ricorso e/o «il fondato pericolo» di perdita del credito. Sequestro della pensione; ipoteca sulla casa e vendita all' asta; ganasce fiscali all' auto; nei confronti di un (eventuale) artigiano, pignoramento del conto corrente e dei crediti dei clienti, chiusura dei fidi bancari, a seguito di iscrizione di ipoteca, con prevedibile impossibilità di pagare dipendenti e fornitori. Per i dirigenti dell' Agenzia delle Entrate - che ora potranno procedere senza curarsi troppo dell'esito delle proprie azioni - «usciamo dall' Ottocento e entriamo nel Duemila». Può darsi. Ma un conto è perseguire, come è giusto, l'evasione fiscale; un altro, cancellare degli inalienabili diritti patrimoniali individuali dei cittadini, in nome della «superiore» esigenza dello Stato - peraltro sanzionata persino dalla Corte costituzionale con una sentenza che fa rabbrividire - di fare cassa. Roba da Luigi XIV. Quel che è certo, usciamo dallo Stato di diritto e piombiamo verticalmente nell'Antico regime, attraverso la regola, illiberale, del solve et repete (prima paghi, poi si vedrà se avevi ragione). In passato, l'istruzione della cartella esattoriale, dei numerosi ricorsi successivi e le lentezze della Pubblica amministrazione avevano allungato i tempi di esazione a 15-18 mesi, producendo un enorme contenzioso, sanato poi dal solito condono. In sede di giudizio, inoltre, otteneva ragione il quaranta per cento dei ricorrenti. È comprensibile, dunque, che - di fronte alla crisi del debito sovrano, che minacciava la stessa sopravvivenza finanziaria dello Stato, e l' esigenza di raggiungere rapidamente il pareggio di bilancio - il ministero dell'Economia abbia adottato misure drastiche, non solo per combattere l'evasione, ma anche e soprattutto per accelerare la riscossione dei tributi dovuti. Non sono giustificabili, invece, i mezzi adottati e neppure il terrorismo fiscale che si è voluto instaurare. L'evasione è diventata - nell'immaginario collettivo sensibilizzato alla «caccia al ricco», assimilato all'«evasore» da una cultura politica becera e totalitaria - un reato più grave dell'omicidio o dello stupro. Così, la storia nazionale, incominciata come tragedia, è trascolorata nella farsa. Secondo tradizione.
Commento
Oggi leggiamo suo giornali che il prelievo straordinario fiscale sui parlamentari è stato rinviato così come stanno sparendo il blocco ai loro privilegi e continuano , mostrati in televisione ogni sera, gli sperperi di denaro pubblico per progetti realizzati , non utilizzati e degradati. Non ci sono soldi per lo sviluppo ? Perché non fare una legge che invece di tagliare le pensioni alla povera gente che ha versato contributi per 40 anni o ha raggiunto i 65 anni d’età non si tolgono o taglino di netto a chi prende rendite senza aver versato adeguati di contributi ?
Quando quindi sentiamo ogni giorno la bella e giusta parabola del "parassita fiscale" viene in mente il Vangelo che recita : chi è senza colpe scagli la prima pietra !

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