Oramai è divenuto quotidiano l’assistere per Radio , TV e leggere sui giornali lo scontro tra poteri dello Stato con particolare riferimento tra magistratura e potere politico . Secondo il nostro stile non entriamo nelle ragioni degli uni o degli altri ma raccontiamo solo dei fatti che sono capitati ad alcuni nostri soci , rispettando l’anonimato sia di questi ultimi sia dei Tribunali competenti. Premettiamo inoltre che i tre casi che verranno esposti non fanno parte di una moltitudine di casi ma sono i soli capitati ai nostri soci e quindi rappresentano una percentuale del 100% della realtà , seppur limitata, che abbiamo preso in esame . Aggiungiamo che gli stessi avvocati difensori dei nostri soci si sono dichiarati sbalorditi,pur essendo oramai abituati ai troppi paradossi che purtroppo caratterizzano la giustizia italiana .
Il primo caso è quello del nostro socio X si è trovato a doversi presentare di fronte al GUP (Giudice dell’ Udienza Preliminare ) con l’accusa di essere stati l’ideatore di un’operazione che si presumeva illecita . Il bello è che non aveva mai ricevuto neppure un avviso di garanzia e quindi non era neppure informato dei fatti a cui , in ogni caso , non aveva affatto partecipato . Ed infatti la suddetta operazione , una scissione societaria giudicata da tecnici della materia del tutto corretta , era stata condotto da un commercialista che aveva presentato una rotonda parcella che stava agli atti. A carico dell’accusato “ideatore” non c’era neppure una prova né alcun testimone lo aveva indicato come parte attiva nella vicenda e l’avviso di garanzia non gli era stato recapitato per un errore da parte delle segreteria del Pubblico Ministero . Il tutto era nato da una presunzione del PM basata su indimostrabili teoremi. E’ evidente che la convocazione fosse nulla ma l’avvocato difensore ha optato per non far valere tale diritto dato che quel GUP era stato giudicato molto attento alle norme di Legge e non giudicante “a giornata” . Tale teoria si è rivelata vincente in quanto il predetto GUP , vista la totale assenza di qualsivoglia prova testimoniale e documentale , ha assolto l’imputato risparmiandogli il processo.
Viene da chiedersi : come ci si fa a difendere da un’accusa di essere “ideatore” di un’ipotesi di reato non solo senza prova alcuna ma anzi con dimostrazione che l’operazione è stata condotta da un altro? Il tutto si è risolto bene per l’esperienza dell’avvocato di conoscere la “normalità” del giudice ma comunque le spese morali e materiali sono andate tutte a carico dell’innocente divenuto imputato per un discutibile comportamento del PM e per un errore della sua segreteria.
Il secondo caso è quello del nostro socio Y il quale , nella sua qualità di Presidente di un Club nautico, si è visto i Carabinieri presentarsi nel suo ufficio con la notifica di un provvedimento penale a suo carico per avere un’imbarcazione del Club violato uno spazio di tiro militare . Nel primo interrogatorio ha eccepito che l’imbarcazione era non solo a disposizione di centinaia di soci ma anche , in quel periodo, in riparazione presso un cantiere nautico e pertanto a disposizione di tecnici e meccanici per le prove in mare . Approfondendo poi la questione il sig. Y ha scoperto che l’imbarcazione era stata fermata da una motovedetta militare che aveva segnato solo la targa dell’imbarcazione senza identificare le persone alla guida (incredibile leggerezza dei militari trattandosi di un reato penale! ).L’avviso poi che nella zona, in genere non militare, e in quella determinata giornata ci sarebbero state esercitazioni di tiro militare era riportato solo su Internet . Praticamente chi esce per mare non deve solo guardare le carte nautiche impazzendo sulle zone vietate , sui parchi marini ecc ma anche fare una ricerca su Internet o , in alternativa , recarsi in tutte le Capitanerie di Porto delle zone ove intende andare . I Carabinieri hanno proceduto ad una serie di diversi altri interrogatori senza venir a capo di chi avesse commesso l’infrazione , dato il difetto d’origine dell’errore madornale dei militari nel non identificarlo . Il sig. Y è stato comunque interrogato una seconda volta ed ha anche fornito un alibi che non poteva essere lui alla guida avendo partecipato ad un Consiglio di Amministrazione con una molteplicità di testimoni. In ogni caso gli è stato detto che avrebbe dovuto nominare un difensore d’ufficio . Ed infatti subito dopo il Pubblico Ministero gli ha inviato un avviso di garanzia , ovviamente sbagliando indirizzo , a casa e non dall’avvocato, violando la privacy ed incolpando i Carabinieri, ragion per cui è stato sottoposto ad un terzo interrogatorio di fronte ad un maresciallo incredulo che , quasi scusandosi , non sapeva che altro chiedergli meravigliato che non si trattasse solo di una banale multa amministrativa . L’avvocato , nella sua memoria difensiva, aveva poi dimostrato oltretutto che il reato non esisteva più ma che si trattava solo di una multa amministrativa, oltretutto prescritta. La conclusione ? A distanza di un anno ancora non si sa nulla : forse ci sarà un’archiviazione o forse un processo a carico di Y, reo di essere solo il Presidente di un Club a dispetto del sacrosanto diritto penale che solo chi ha commesso il fatto è colpevole e a dispetto di un PM che non è informato che il reato è stato depennato a termini di Legge.
Il terzo caso riguarda il socio sig. Z. il quale dà incarico ad un geometra di chiedere un permesso per un piccolo locale tecnico totalmente interrato nel giardino di una sua villa dove allocare una caldaia che , per legge, deve essere posta fuori casa. Il Comune assevera la DIA affermando che nel caso specifico non necessita di una concessione . L’ingegnere incaricato esegue la progettazione dei calcoli in c.a. ma inizia i lavori prima del loro deposito al Genio Civile e senza avvertire del fatto il sig. Z che risiede in altra città . I Carabinieri , chiamati dal solito vicino, nonostante fosse tutto in regola , tranne la predetta data di deposito non rispettata, sequestrano il manufatto . Poi il Tribunale lo dissequestra , con una valutazione diversa da quella dei Carabinieri e poi lo risequestra per non si sa quale motivo (divergenze di opinioni tra magistrati , tutti impegnatissimi nell’esame di un tale grave reato) . Il sig. Z viene a conoscenza dell’accaduto a seguito di una miriade di notifiche nella sua città da parte dei Carabinieri , Genio Civile ,Comune , Regione ecc. ed ottiene assicurazioni dai suoi tecnici che tutto era in regola . A questo punto però scatta tutt’altra procedura e cioè che non bastava ora più il semplice deposito dei calcoli in c.a. ma necessitava anche il collaudo del Genio Civile che avrebbe incaricato l’Ordine degli Ingegneri di eseguirlo nominando una terna di tecnici abilitati . Passano due mesi invano nell’attesa della comunicazione di detta nomina per procedere al collaudo e si scopre che le solite Poste al solito non avevano recapitato l’attesa raccomandata . Nel frattempo l’istruttoria della Procura della Repubblica si conclude e il sig.Z viene individuato come unico responsabile ed invitato a nominare un difensore d’ufficio . Contattando telefonicamente l’Ordine degli Ingegneri , visto il silenzio postale, si riesce ad avere finalmente il nome della terna di tecnici e si riesce a far effettuare il collaudo del manufatto in c.a. che dimostra che l’opera è stata fatta a regola d’arte. Ovviamente per tale collaudo emerge la necessità di far temporaneamente dissequestrare e risequestrare il manufatto. La pratica appare finalmente conclusa , perché oramai è tutto in regola sul piano delle autorizzazioni e il Tribunale dissequestra il manufatto (è la quinta volta che i sigilli vengono messi e tolti sottoterra!) . Di prassi il procedimento a carico dell’imputato , totalmente estraneo ai fatti, viene quindi archiviato. Ma il Pubblico Ministero non archivia l’indagine a carico del sig. Z adducendo a motivazione che per quel dato manufatto era necessaria non una semplice DIA ma una concessione edilizia . Praticamente il sig. Z che voleva null’altro che rispettare le norme di Legge che imponevano che l’impianto termico doveva essere esterno alla costruzione , dopo aver rispettato tutte le norme edilizie al riguardo avrebbe dovuto , secondo il PM , eseguire anche una pratica del tutto diversa da quella prevista dalla Legge e approvata dal Comune .Il che è palesemente impossibile perché non sarebbe stata approvata dallo stesso Comune .
Questa vicenda da Manicomio che stiamo raccontando avviene in una zona dove la delinquenza organizzata non permette neppure la costruzione dell’edificio della Procura della Repubblica costringendo i magistrati a vivere in un’area provvisoria da Terzo Mondo (senza voler offendere tale realtà) . Tra assassini , truffe, minacce e delitti d’ogni genere detto PM trova il tempo da perdere dietro teorie fantasiose che certamente nessun giudice normale potrà ( si spera) mai neppure prendere in esame . Il tutto è noto al CSM per una miriade di esposti che hanno denunziato tali paradossali comportamenti da parte dei PM (e non solo) ma nulla è cambiato . Il finale ? Non si sa , ve lo racconteremmo in seguito . Per ora l’unica certezza è che un altro innocente deve sostenere spese per l’irresponsabilità di alcuni rappresentanti della giustizia .
Al temine di questa esposizione di fatti vissuti viene da pensare a tutti gli altri fatti raccontati in TV ove mafiosi e pluriassassini vengono liberati o per cavilli burocratici o per aver creduto i magistrati nel loro pentimento ( poi smentito da altri delitti commessi come il caso Izzo, tanto per restare sul concreto) e si conclude :
come è possibile che i PM , con una tale mentalità chiaramente rappresentata da un ex della loro categoria presente in Parlamento, hanno una carriera pari a quella dei giudici che dovrebbero essere persone equilibrate e rispettare la Legge ?
come è possibile che in quella che si definisce la “patria del diritto” e del “garantismo” avvengano fatti del genere senza che alcun provvedimento venga preso a carico di soggetti palesemente “agenti fuori legge” e “non equilibrati” ?
possibile che non si valutino , da parte dello stesso CSM , i danni che tali episodi fanno all’immagine del Paese sia in termini di credibilità sia di disincentivo ad avviare qualsivoglia investimento ?
Queste tre domande , senza risposte , fanno parte delle tante domande che un cittadino italiano normale , non di parte e non inquadrabile in un partito , è costretto a farsi ricorrendo , pur amando la propria Patria divenuta una “Repubblica delle Banane” , a leggersi il libro “Scappo via! “ scritto da Attilio Wanderlingh edito da Intra Moenia.
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