LA DISTANZA TRA FEDE E RAGIONE: L`ASSOLUTO, IL NULLA O QUASI NULLA?
La mattina, sulla strada per l`ospedale dove lavoro, acquistare il giornale e leggere i titoli della prima pagina e` uno dei tanti piaceri della giornata: il giornalaio mi porge il quotidiano ben piegato, io lo apro godendomi il rumore secco della carta distesa ed eccomi collegato con le notizie del mondo. Dopo una rapida sbirciata, pero`, mi accorgo che in realtà` mi ritrovo nel mondo delle notizie e che queste sono quasi sempre cattive e spesso pessime. Per leggere qualcosa di confortante bisogna sperare nelle altre pagine, ben sapendo che non vi e` alcuna garanzia di conforto. E` con grande piacere, percio`, che sabato 31 ottobre 2009 sulla prima pagina di “
la Repubblica ”,ho letto l`articolo del cardinale Carlo Maria Martini dal titolo “La preghiera fragile dei vecchi vicino a Dio”. Nel brano, estratto da un suo libro di prossima pubblicazione, il cardinale affronta il tema della preghiera nella vecchiaia e quello piu` generale dell`atteggiamento nei confronti della fine della vita. Questo tema che considerai una sfida quando da ragazzo decisi che sarei diventato medico, nel corso della vita personale e professionale mi e` diventato via via piu`interessante e mansueto. Il cardinale Martini alla ricerca di quali potrebbero essere le caratteristiche positive della preghiera (e della vita) di un anziano, fa` emergere tre aspetti: 1) un`insistenza sulla preghiera di ringraziamento; 2) uno sguardo sintetico sulla propria vita ed esperienza; 3) una prevalenza della preghiera vocale, come quella dei bambini che ripetono ad alta voce formule magiche apprese dagli adulti, sulla preghiera mentale che la crescente difficoltà di concentrazione e la facilita` di appisolamento rendono meno praticabile. Ringraziamento per avere avuto in dono un tempo lungo per prepararsi alla fine della vita, in special modo se nel quasi pieno delle facolta` psichiche e fisiche, ringraziamento che cresce sino a diventare una beatitudine:”Beati coloro che riescono a leggere il proprio vissuto come un dono di Dio, non lasciandosi andare a giudizi negativi sui tempi vissuti o anche sul tempo presente in confronto con quelli passati!” beatitudine attuale, moderna, che rimanda a quelle del Discorso della montagna, illuminante e consolatoria.
Il giorno successivo, domenica 1 novembre 2009, festa di tutti i Santi, il Direttore Eugenio Scalari ha scritto sullo stesso quotidiano un editoriale memorabile per spessore di sentimento, consuntivo di esperienza e sintesi di affetti,` gioia vera per il cuore. L`articolo dal titolo `La preghiera del cardinale e quella di un laico“ e` diviso in tre parti: la prima illustra la condizione dei non credenti, cui appartiene l`Autore, che non aspettano premi ne` temono castighi perche` la vita non e` seguita da alcuna sopravvivenza ed e` priva di senso se per senso si intende un fine che sorpassa “il nostro limite terreno”. Nella seconda parte c`e`un` affermazione positivista: la natura crea e disfa ogni forma vivente e non, senza alcun disegno che non sia la vita in un eterno dinamismo senza fine; la forma di vita umana e` animata dall`amore, dal desiderio del potere e dalla coscienza morale che si combinano in vario modo in ciascun individuo. La terza parte e` un inno all`amore come elemento capace di caratterizzare positivamente la vecchiaia: quando l`io si spoglia del proprio egoismo e restituisce amore agli altri non si sente piu disperato ma arricchito, non si sente piu`` io ma noi. Non sembrano parole pronunciate da un prelato?
Condivido quasi tutte le affermazioni del direttore Scalfari. In primis la fede nella ragione, che e` pur sempre una fede: una religione in contrasto con la ragione non e` mai ammissibile. Sostengo questo come affermazione di principio, ben sapendo che nella Storia diverse organizzazioni ecclesiastiche non poche volte si sono macchiate di gravi errori o di nefandi crimini, quando hanno temuto che i progressi civili diminuissero i loro poteri o che le scoperte scientifiche fornissero le prove dell`inesistenza di Dio. Sostengo la complementarita` tra ragione e fede, per i loro diversi campi di applicazione e per la certezza che ogni uomo possa essere credente e laico nello stesso tempo, se per laico si intende non solo l`accezione primitiva di non appartenente al clero, ma, soprattutto, desideroso di appartenere ad uno Stato non fondato su fondamenti religiosi, ma rispettoso delle istanze religiose.
La piu` bella definizione che ho sentito di Dio e`: Dio e` Amore che si fa` dono perenne di se`, e` l`Assoluto che posso chiamare Padre Buono. O Dio e` cosi` o non esiste, come diceva un nostro amatissimo parroco. Dicevo di condividere le affermazioni del Direttore, tranne quella che non esistono santi laici: ci sono i santi del calendario e ci sono gli episodi di santita` ordinaria che si verificano in ogni tempo e ad ogni latitudine e che non fanno notizia ma incrementano la forza del Bene nella sua perenne lotta contro il Male; e` difficile notarli perche` siamo distolti dal clamore di fondo, dai nuovi e vecchi idoli, dal nostro egoismo. E`
la Comunione dei Santi. Il compito degli Uomini e` quello di riconoscere le fortune della vita, insegnare ad altri a riconoscerle, indicare la via del Bene, soprattutto quando una vita ricca di conoscenza ed esperienza contemplata dalla collina di un`eta` avanzata, dopo un lungo cammino di onori e soddisfazioni, consente di guardare al passato, al presente ed al futuro con Amore.
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