Parlando delle caste italiane menzionate nel noto libro dei giornalisti Rizzo e Stella , non può non venire in mente il sistema indiano delle caste su cui si regge quella società . Le caste indiane hanno origine da un'antica esigenza funzionale di separare i ruoli dei dominatori dai dominati , stabilito dal diverso colore della pelle (chiara gli indoeuropei e scura gli indigeni) : all'epoca nacquero così le caste dei brahamani ( i sacerdoti che potremmo paragonare ai nostri politici) , dei kshatyra (guerrieri che potremmo paragonare alla nostra magistratura e ai giornali) , dei vaishya (mercanti e artigiani che potremmo paragonare alla pubblica amministrazione , ai petrolieri ecc.)ed infine quella dei shudra (servi che sarebbero i nostri professionisti ) mentre i cittadini comuni sono classificabili "fuori casta" e cioè ai più bassi livelli sociali .Le caste impongono una serie molto complessa di regole che potremmo paragonare alle nostre leggi. La principale dei dette regole è il divieto di contaminazione tra caste superiori a quelle inferiori cioè il divieto di mobilità intercastale. Per questo i figli e parenti dei potenti sono destinati ad occupare in Italia , loro e solo loro, le posizioni lasciate libere dai loro padri e possibilmente anche altre ,sottratte alle regole della meritocrazia . La somiglianza tra caste indiane e italiane è spiccata , tenendo anche conto che socialmente l'India è caratterizzata dall'assenza di una classe media e ha una connotazione sociale di grandi ricchezze concentrate in poche famiglie mentre la povertà , al di sotto della sopravvivenza, è dominante . Quest'ultima caratteristica , per ora avvertibile in Italia solo a livello di sintomo, la potremo notare sempre di più nei prossimi anni con il progredire della crisi economica.
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