Si riparla di scuola, dato che sta finendo. Per me finisce davvero: insegnare mi piacerebbe ancora, ma me ne vado in pensione, stanco di lottare contro quello che, a mio parere, è il male più grave della scuola (e conseguentemente della società), il buonismo.
Sia che questo provenga da logore ideologie sessantottesche, sia che derivi da presidi e insegnanti timorosi di ricorsi di genitori sempre più protettivi, il risultato è che ai nostri ragazzi chiediamo sempre meno e loro si impegnano sempre meno, venendo poi comunque “gratificati” alle “recite di fine anno” (gli esami) con giudizi e voti gonfiati che li illudono di essere più bravi di quanto in realtà sono. E via tutti verso l’università, in facoltà facili e inutili che portano alla disoccupazione! In campo disciplinare, poi, le regole ci sono, ma i ragazzi imparano a sottovalutarle e a non rispettarle, dato che raramente alle infrazioni seguono sanzioni adeguate.
Le riforme ministeriali? Saranno efficaci soltanto se sapranno convincere i docenti, genitori e studenti che la scuola deve riappropriarsi della dignità, della serietà e dell’autorevolezza che il buonismo le ha tolto.
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