Alcuni giorni fa è uscito un articolo sul Corriere della Sera che spiegava le differenze nel trovare lavoro tra i nostri giovani e quelli americani . Praticamente l’articolo esponeva delle cifre che dimostravano che negli USA non esisteva di fatto disoccupazione intellettiva . Il risultato , secondo l’analisi , dipendeva dal fatto che negli USA gli studi superiori non erano né un dovere nè un diritto bensì un privilegio per il loro alto costo .E spiegava inoltre che per essere accettati nelle Università bisognava avere dei voti scolastici molto alti .Più del 40% degli studenti è così costretto a lavorare per mantenersi all’Università. E gli imprenditori USA non hanno alcuna paura di assumere giovani sia perché ben preparati sia perché licenziabili senza difficoltà . La precarietà in USA non è motivo di angoscia , i giovani non aspirano al posto fisso dato che la cultura americana è più rivolta al futuro che non alla conservazione del passato .
Si pensi a cosa accadrebbe nel mercato della casa se non esistessero vincoli pratici di riavere l’abitazione al teorico termine del contratto . E si pensi se si estendesse tale ragionamento ad altri temi : si avrebbe una vera e propria rivoluzione nella vecchia Europa .
Insomma gli USA ragionano esattamente l’opposto di come si ragiona da noi ove la cultura cosiddetta progressista è rivolta alla conservazione dei privilegi e dei vincoli su tutto , indipendentemente dalla produttività.
E ci meravigliamo che i nostri conti non tornano mai !
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