I nuovi forzati del lavoro sono i giovani che , anche se laureati con 110 e lode, non trovano un lavoro normale dato che le aziende offrono loro solo impieghi con formule da precariato , chiamate ,ad esempio, stage, pagandoli qualche centinaio di euro al mese . Li fanno lavorare 10 e più ore al giorno , talvolta anche il sabato e la domenica , ovviamente senza riconoscimento degli straordinari .
Per contro , i cinquantenni che devono lasciare il lavoro , per crisi aziendali o per cambi al vertice e conseguente stravolgimento dei quadri , non trovano da ricollocarsi sul mercato , nonostante la loro esperienza , che non interessa a nessuno .
Perché in Italia accade l’esatto opposto di quello che stanno riscoprendo all’estero e cioè il valore dell’esperienza ?
Perché in Italia le capacità e l’esperienza non interessano a nessuno , dato che comandano in pochi , con regole diverse da quelle di mercato . Non esiste in pratica il decentramento delle decisioni e quindi il lavoro dirigenziale va scomparendo nel senso che , indipendentemente dalle dimensioni aziendali, uno comanda e tutti gli altri eseguono . Interessano i portatori d’acqua da cambiare e sostituire subito , qualora cadano per fatica o non stanno al gioco .
Il prezzo di tutto questo?
La fuga dei manager e dei cervelli e quindi , in un’epoca di globalizzazione , il nostro declino . Non è proprio questo che diceva l’Economist la settimana scorsa?
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